A cura di Maurizio Scilla
Nel week end hanno avuto luogo i secondi Campionati Europei di Mountain Running e Trail Running ad Annecy in Alta Savoia. La spedizione azzurra raccoglie 5 medaglie per team ma nessuna a livello individuale. Condizioni difficili a livello di terreno molto fangoso hanno caratterizzato questa tre giorni di gare. Una Francia a dir poco straripante ha fatto incetta di medaglie.
VENERDI’ 31 MAGGIO
E’ il giorno della prova “Up Hill” Elite e U20. Non parte con il piede giusto la squadra azzurra, una sola medaglia conquistata (bronzo) dall’U20 femminile.
Entrano nella top ten U20 Licia Ferrari, Anna Hofer e Simone Borromini.
SABATO 1 GIUGNO
Questa è la giornata dedicata al trail, 58 i km e 3500 i metri di dislivello. L’ equipe de France era decisamente la favorita della giornata, ma i cugini transalpini hanno letteralmente dominato occupando tutti i posti sul podio sia in campo maschile, sia in campo femminile, stravincendo i titoli per team.
Per quanto riguarda i colori azzurri, Cristian Minoggio riesce a centrare la top ten, con il suo nono posto. L’Italia al femminile riesce a conquistare la medaglia di bronzo per i team.
DOMENICA 2 GIUGNO
E’ il momento della prova “Up&Down”. Il team Under 20 maschile conquista la medaglia d’argento, mentre quello femminile occupa il terzo gradino del podio. Gli elite uomini sono terzi.
Nell’U20 femminile entrano nella top ten Lucia Arnoldo che sfiora il podio e Anna Hofer (sesta), mentre nell’U20 maschile si inseriscono Francesco Mazza (sesto) e Luca Curioni (nono). Tra gli elite uomini rimane ai piedi del podio Cesare Maestri, decimo Isacco Costa.
© Marco Gulberti / FIDAL
Abbiamo chiesto al selezionatore della nazionale e coordinatore del settore Mountain & Trail Fidal Paolo Germanetto di fare il punto su questi Campionati Europei.
Torniamo a casa con 5 medaglie a livello di team (1 argento e 4 bronzi), ma nessuna medaglia individuale, possiamo dire che le aspettative erano più alte?
Si, logico dirlo, anche alla luce del precedente Europeo di El Paso, laddove il medagliere era stato sicuramente più ricco: i dati sono oggettivi, ma confermano anche la continua evoluzione del contesto tra una rassegna internazionale e l’altra. Al netto delle gare trail, in cui la Francia aveva già dominato specie le gare più lunghe anche ad Innsbruck, senza peraltro più trovare la resistenza della Spagna di qualche anno fa, negli altri format di gara, dal Mondiale di neanche un anno fa erano emersi valori molto più eterogenei e più premianti anche per noi.
In ambito azzurro da chi sono arrivati segnali positivi?
Dalle squadre juniores in particolare, forse più ancora per lo spirito con cui gli under 20 sono scesi in gara che non per i bei risultati, anche perché in questa fascia di età il conto delle medaglie andrebbe sempre interpretato alla luce dei carichi di lavoro già sperimentati e proiettato sulle potenzialità future. Qualche contro prestazione è fisiologica, ma in tanti si sono espressi ai loro massimi livelli in un contesto ambientale di certo non facile.
Se guardo alle gare di trail, il bronzo femminile è certamente positivo, con Camilla Magliano a dimostrare di poter avere potenziale importante su una distanza che sperimentava soltanto per la seconda volta, con una Martina Chialvo mai espressasi finora su questi livelli e con una Giuditta Turini capace di recuperare nel finale dopo le difficoltà della parte iniziale.
Al maschile, è mancato il consueto apporto di Andreas Reiterer, alle prese anche con le emozioni della nascita a distanza del primo figlio, e alla prima vera contro prestazione dopo due Mondiali da protagonista assoluto: può capitare. Minoggio è stato bravo e solido, così come pure Francesco Nicola, chiamato a sostituire lo sfortunato Andrea Rota in extremis, confermando peraltro la validità del percorso di selezione.
Tra gli altri, cito ancora la reazione d’orgoglio di Maestri nell’up and down, anche se non premiata dalla medaglia, così come le prove di giovani come Vivien Bonzi e Isacco Costa.
Il terreno molto fangoso può avere influito sulle nostre prestazioni?
La premessa è che tutti abbiano corso sugli stessi percorsi e dovendosi confrontare con le stesse difficoltà ambientali, altrimenti si corre il rischio di passare per quelli che vogliano accampare scuse. Per caratteristiche tecniche ed azione di corsa alcuni atleti meglio di altri si sono adattati al fango, che specie nella gara uphill del primo giorno, nel tratto più verticale del percorso, ha praticamente reso impossibile l’azione di rimonta a chi non avesse imboccato il sentiero nelle prime 5-6 posizioni. Si sono create delle vere e proprie code, in cui sono rimaste intruppate ad esempio tutta la nostra squadra maschile, così come quella spagnola, ma anche atlete abituate ad inserire il turbo nelle parti verticali come la svizzera Maude Mathys.
© Marco Gulberti / FIDAL
Penso che su un percorso asciutto, contrariamente a quanto successo in questa occasione, alcuni dei nostri atleti più forti sarebbero riusciti ad esprimere appieno le proprie potenzialità, ma questo alla fine non deve togliere meriti a chi ad Annecy è invece riuscito ad adattarsi meglio al contesto.
Ti aspettavi una Francia così straripante, che ha fatto incetta di medaglie?
Nel trail probabilmente sì, specie al femminile, mentre più sorprendente è stato per me il poker tra gli juniores maschili o il successo a squadre nell’up and down maschile: bravi loro!
Quanta differenza c’è a livello di investimenti per questo settore dello sport tra noi e i cugini oltralpe? Mi sembra di aver capito che la federazione francese abbia un progetto di un centro federale per il trail e la corsa in montagna a Briançon.
Parlando con i colleghi francesi, in realtà in termini di investimenti in raduni federali o in supporto agli atleti con borse di studio o premi per i risultati in maglia azzurra il confronto pende ancora dalla nostra parte. Ciò che emerge, o che almeno è emerso nettamente in questa occasione, è la totale condivisione del progetto federale in funzione della preparazione di questo Europeo casalingo da parte di tutti i migliori atleti, con la priorità assoluta assegnata in questi mesi al massimo appuntamento stagionale con la maglia della propria nazionale. Un tema sui cui indubbiamente noi abbiamo margini di miglioramento.